PROGETTO GENITORI FACCIAMO RETE
IL PROGETTO SI REALIZZA CON IL CONTRIBUTO DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI PESARO
Il Progetto “Aiutami a crescere” attivato da ANFFAS dal settembre 2019, contempla oltre al percorso di Terapia Occupazionale rivolto ai bambini con disabilità, l’attenzione alle loro famiglie iscritte alla Associazione. E’ doveroso non escludere i genitori dall’investimento promosso nei confronti dei loro figli a livello terapeutico, scolastico, e sociale in senso più ampio, coinvolgendoli e rendendoli partecipi del percorso e soggetti protagonisti delle scelte condivise ed attuate.
DESCRIZIONE DEL BISOGNO INDIVIDUATO:
Ci siamo resi conto in questi tre anni di lavoro, realizzando il Progetto, di quanto molto spesso le famiglie siano sole, a prescindere dalla età dei loro bambini; sole nella dimensione sociale e relazionale, molto spesso dedicata esclusivamente all’investimento riabilitativo dei loro figli, sottraendo un tempo di agio e di benessere psicologico e quindi relazionale, per i bambini e per tutta la famiglia.
Le famiglie sono spesso sole nel trovare risposte a quesiti di vario tipo, riguardanti ad es. la scuola che i bambini frequentano, l’incontro con amici, o la possibilità di trovare contatti per spazi di socializzazione e di gioco o sport, per i bambini stessi, affinché essi vivano una dimensione di vero inserimento, di inclusione e piacere di stare con gli altri, loro pari, non da spettatori, ma soggetti attivi.
Molto importante è certamente il rapporto scuola-famiglia ed Anffas si attiva in tal senso e partecipa nel corso dell’anno scolastico attraverso la figura specialistica (Terapista Occupazionale) che segue i bambini, alla stesura del PEI (Piano Educativo Individualizzato) assieme alla psicologa dell’UMEE del Distretto Sanitario, ai genitori ed agli insegnanti. Questo aspetto è molto importante perché il genitore non è solo nell’affrontare situazioni nuove che riguardano il proprio bambino, tali incontri ( a volte due o tre all’anno a seconda delle scelte dell’Istituto Scolastico), creano attenzione attorno al proprio figlio riflettendo sulla sua dimensione di vita a scuola, osservando gli aspetti non solo cognitivi, ma riflettendo su quelli relazionali, espressivi ed emotivi. Aspetti fondamentali per favorire ogni processo di apprendimento. La riflessione e lo scambio a più sguardi sul bambino pensato nella sua interezza, diventano particolarmente significativi per la costruzione del lavoro collegiale, sul piano scolastico, familiare e riabilitativo, superando spesso la formalità burocratica dell’incontro.
Dobbiamo inoltre considerare che le barriere non sono solo quelle architettoniche, legate ad aspetti fisici di tipo strutturale, ma ancor più gravi e difficili da abbattere, a volte insormontabili, sono quelle “culturali”, legate ai pregiudizi, ai preconcetti che limitano, escludono creando separazione nei confronti dei bambini con difficoltà e le loro famiglie.
Molti decenni sono trascorsi, ricchi di impegnanti Convegni, articoli, libri, in merito alla inclusione ed alla accoglienza della diversa abilità, ma molto poco sembra che sia cambiato, sia diventato coscienza, consapevolezza, vero impegno civile ed umano. Molto spesso nei diversi contesti sociali resta sempre un sottofondo di pietismo e di commiserazione, o all’opposto, di negazione, come se non vi fosse nulla di problematico, eludendo la realtà.
Notevole risulta ancora il cammino della scuola, seppur tanti passi avanti siano stati fatti certamente a livello legislativo e normativo da parte del Ministero della Istruzione, anche con grandi Progetti sulla inclusione, importante è che non restino tuttavia circoscritti solo al tempo della loro attuazione, per poi tornare alla routine di realtà quotidiane dove spesso la diade bambino-insegnante di sostegno resta “ospite” nella classe, o debba uscire in altra stanza per “non disturbare” il proseguimento della lezione del docente, quasi estraneo alla dimensione di vita del bambino con diversa abilità. Questo purtroppo accade ancora e va ad inficiare il senso di sé del bambino, la sua fragile autostima il cui valore deve giungergli dagli altri, adulti e bambini, quale rimando positivo del suo essere, proprio della sua diversa abilità, e quindi ricchezza da scoprire, sperimentare, per mettere in risalto le sue risorse, le sue possibilità, che restano spesso sconosciute e non trovano modo di esprimersi.
Questo è quanto emerge dalle esperienze scolastiche che vivono alcuni bambini da noi seguiti.
Spesso le famiglie sono sole rispetto a queste esperienze ed alcuni genitori hanno un atteggiamento di sudditanza, come a non voler disturbare nel chiedere informazioni o avanzare richieste del tutto legittime, per i loro bambini. Quasi a pensare che il loro figlio possa costituire un problema, un peso, un aggravio nel contesto scolastico, o in strutture legate allo sport, al tempo libero dove invece il bambino potrebbe inserirsi con piacere e coinvolgimento.
In altri casi, la famiglia vive la totale fiducia verso Centri od istituzioni, delegando totalmente ogni eventuale scelta di percorso da intraprendere per i propri figli, pensando di non essere in grado di valutare le diverse situazioni. Anche per il genitore è fondamentale sentire la consapevolezza del proprio ruolo.
ILLUSTRAZIONE DELL’INTERVENTO E DESCRIZIONE DELLE MODALITA’ DI REALIZZAZIONE: E’ importante aiutare il genitore affinché esprima il diritto di chiedere, di sapere, di difendere il valore del proprio figlio; certamente non da solo, ma in un contesto di accoglienza, di ascolto, assieme agli altri genitori che portano e che donano la loro esperienza. Questo consente loro di raccontarsi, non sentendosi “alieni”, o in penombra, ma persone che insieme agli altri, sorretti e sostenuti da persone esperte e nel nostro caso dalla Terapista Occupazionale, possano prendere consapevolezza del loro valore genitoriale.
Il dolore, il lutto per la nascita di un figlio che ancor piccolo o ancor prima di nascere può presentare dei problemi, il conflitto, la scoperta, l’accettazione, il rifiuto. Il lungo calvario, le visite dai medici, dagli specialisti fin dai primi mesi od in seguito, anche per anni, cercando di fare tutto il possibile e l’impossibile, per aiutare il bambino a vivere, a crescere senza che nulla venga trascurato. Il senso di colpa, o la rabbia portati dentro, per aver dato alla luce un bambino che non risponde all’ideale di figlio tanto desiderato. Quasi come una espiazione, è privilegiato il percorso di medicalizzazione, certamente fondamentale, ma è altrettanto importante pensare alla dimensione emotiva del bambino, al suo mondo interno, alla sua affettività, alle sue possibilità, ai suoi desideri, facendo luce sulla parte non solo fisica ed organica del suo corpo, ma alla mente, al pensiero, scoprendo tracce, possibilità. In diverse situazioni il genitore pensa che il bambino non possa evolvere, o che i progressi siano molto limitati, indipendentemente dalla diagnosi clinica; a questo si unisce un sentimento di rassegnazione e di impotenza.
E’ importante poter parlare dei bambini, riflettere insieme sulle loro modalità di relazione per comprendere ad es. come attivano comportamenti per attirare l’attenzione su di sé nei contesti familiari e scolastici, aiutando i genitori a trovare le risposte più rispondenti. O come creare rituali in famiglia che danno stabilità ai bambini, quali il racconto o la lettura di una storia prima che il bambino si addormenti, per accompagnarlo nel passaggio dalla veglia al sonno, come dono, come tempo dedicato. Od anche pensare alla crescita del bambino che può iniziare a dormire nella sua cameretta, sorreggendolo nel suo percorso di autonomia e di individuazione. E’ altrettanto importante riflettere sull’importanza delle regole, vissute non come aspetti punitivi, ma come elementi che rassicurano il bambino e lo proteggono. Il bambino deve sentirsi comunque amato dal genitore e non respinto, quando trasgredisce la regola, è certamente compreso, anche se è stato per lui difficile rispettarla. La regola resta e non è annullata, il bambino piano piano si misura con essa e la interiorizza in un contesto di ascolto e di comprensione.
Un altro aspetto importante riguarda i fratelli nati prima o dopo il bambino con diversa abilità, i loro reciproci vissuti, le difficoltà, le relazioni che si instaurano nel contesto famigliare, scolastico, ricreativo e sociale in senso più ampio. Il senso di protezione, la vergogna, la negazione, i conflitti, sentimenti naturali che ogni bambino vive e la famiglia affronta con i propri strumenti, a volte con fatica, con difficoltà. Non possiamo lasciarli sempre soli a dover affrontare le varie situazioni. Per tale motivo il racconto delle diverse esperienze familiari porta i genitori a condividere i loro vissuti, ad aprirsi, scoprendo tanti aspetti simili, e ricevendo aiuto nel confronto, nella riflessione per provare ed anche modificare alcuni atteggiamenti o pensieri, in un fertile scambio.
E’ molto importante per il genitore conoscere il proprio bambino, scoprendo anche aspetti di lui nuovi, provando a comprendere cosa egli voglia comunicarci quando vuole richiamare ad es. l’attenzione su di sé, o anche quando il bambino si nega o rifiuta di fare perché ha paura di sentirsi giudicato, di non rispondere adeguatamente alle aspettative dell’adulto (genitore o insegnante), temendo di deluderlo sentendosi respinto perché ha paura di non avere più valore ai suoi occhi.
Possiamo inoltre pensare al desiderio del bambino di sperimentare, di misurarsi, ora che sta crescendo, ed al bisogno di sentirsi sorretto e sostenuto dai genitori nei piccoli importanti passi verso l’autonomia, volendo uscire dal “nido” familiare dove si, è protetto e difeso, ma a volte anche considerato più piccolo e bisognoso rispetto alle sue capacità e possibilità.
Il nostro intervento vuole aiutare i genitori a migliorare la qualità del rapporto con i loro bambini.
Oltre agli incontri individuali svolti con le singole coppie di genitori, con una cadenza trimestrale o bimensile a seconda delle situazioni, il Progetto prevede anche incontri a piccolo gruppo genitoriale.
Tali incontri svolti a piccolo gruppo presso la sede di ANFFAS, a partire dal settembre 2021, ci hanno consentito di proseguire da remoto e questo ha creato continuità nel percorso intrapreso, non lasciando i genitori soli di fronte all’insorgere di problematiche nuove e difficili da gestire come è infatti avvenuto in alcune realtà. Si è creato così uno spazio in cui ognuno si è sentito accolto, in una dimensione molto naturale e spontanea, priva di giudizio. Il rimando positivo datoci dai genitori stessi ci conforta della positività del Progetto, e ci pone nella condizione di poter proseguire in tale direzione, affinché gli incontri non divengano estemporanei e sporadici, ma si realizzino in un contesto di stabilità e qualità’.
OBIETTIVI, RISULTATI ATTESI E IMPATTO SUL TERRITORIO: L’aiuto rivolto ai genitori vuole esprimere attenzione, accoglienza e vicinanza, in una dimensione di ascolto. Il Progetto “Aiutami a crescere” vuole aiutare loro a conoscere i loro bambini, migliorando così la qualità delle loro relazioni. Piccoli grandi passi dei bambini, ma anche piccoli grandi passi dei genitori, nel piacere di condividere le esperienze, ritrovarsi, scoprirsi reciprocamente, vivere insieme le emozioni, all’interno di relazioni familiari e non solo, ricche e significative.
Il racconto di chi desidera parlare, crea comunione, vicinanza, rispecchiamento rispetto ai vissuti che ciascuno porta ed il genitore quindi non si sente più solo, all’interno di un problema che potrebbe sembrare insormontabile, riguardante ad es. la relazione con il proprio figlio, o con l’ambiente scolastico, le eventuali iniziative o possibilità di inserirlo in nuovi importanti contesti di relazioni, di crescita. Molte volte, alla prima difficoltà di fronte a nuove esperienze del bambino, la famiglia rinuncia, perché è sola e vive la propria situazione all’interno delle mura domestiche o parentali, spesso nel dolore celato nel profondo o nella rassegnazione più manifesta ed esplicitata.
Un ulteriore obiettivo è quello di aiutare i genitori a sostenere, non rinunciando, il desiderio del bambino di effettuare ad es. l’attività sportiva a lui gradita, o di frequentare gruppi Scout. Le esperienze finora rilevate, sono risultate davvero rare. Questo perché sia nelle società sportive che nello scoutismo, il personale è risultato non preparato e privo di esperienza in merito, pur avendo espresso, da contatti intrapresi, il desiderio di accogliere ed includere nei loro percorsi i bambini con diversa abilità. La realtà locale ed il territorio vanno sensibilizzati in tal senso affinché i buoni propositi possano davvero concretizzarsi.
Gli incontri condotti dalla Terapista Occupazionale che segue i bambini all’interno del Progetto, consentono alla coppia genitoriale di riflettere assieme sui diversi punti di vista, di riscoprire aspetti riguardanti il proprio figlio rispetto ai desideri, alle emozioni, ai sentimenti, che fanno parte della sua crescita. Questo al fine di favorire l’incontro di sguardi che possano riconoscersi e ritrovarsi nel valore di ognuno.
Questa dimensione si ripercuote poi in senso più ampio nel contesto scolastico e sociale, rafforzando la consapevolezza nel genitore di vivere il proprio ruolo, non più solo nell’affrontare situazioni nuove, con fiducia, sentendosi parte importante ed attiva.